Esecuzione Mussolini-Petacci: prossima la decisione del Gip

Nelle prossime ore dovremmo sapere se l’inchiesta sull’uccisione di Benito Mussolini e della sua amante Claretta Petacci avrà un seguito o verrà archiviata.
Di seguito riportamo alcuni articoli pubblicati sul Corriere di Como On Line che riassumono quanto successo ed emerso negli ultimi giorni e, in particolar modo, illustrano la tesi dell’avvocato Luciano Randazzo, legale di Guido Mussolini, che attribuisce l’esecuzione ad elementi dei servizi inglesi. A suo giudizio si tratterebbe o di un delitto premeditato oppure di un delitto contro un capo di Stato, quindi, in entrambi i casi, delitti tuttora perseguibili dalla legge.
Questa tesi è avvalorata anche dalla dichiarazione di Urbano Lazzaro. Il partigiano che catturò Mussolini, nel 1995, sostenne che il Duce e la Petacci erano già morti da quattro ore quando avvenne l'”esecuzione” partigiana.

Mussolini ucciso nel sonno
La tesi è emersa ieri a Palazzo di Giustizia durante l’udienza sulla morte del capo del fascismo
Gli spari contro il Duce e Claretta Petacci a Mezzegra in casa De Maria

Benito Mussolini e Claretta Petacci dormono, in una stanza di casa De Maria a Mezzegra. La porta della loro cella si apre. Due o più persone entrano, puntano le armi e fanno fuoco. I due muoiono. Là in quella stanza e non in mezzo alla strada, di fronte a Villa Belmonte. Suggestione’ Difficile dirlo, ma di certo sono bastati pochi minuti in un’aula al pianterreno del palazzo di giustizia di Como a far traballare tutte le certezze sulla morte del Duce. Se gli ultimi minuti di Mussolini siano materia per storici oppure per magistrati lo deciderà (probabilmente lunedì prossimo) il giudice delle indagini preliminari Nicoletta Cremona. Ma un risultato il copioso fascicolo d’inchiesta, sul quale la Procura ha sollecitato l’archiviazione, l’ha già ottenuto: quello di riscrivere la storia. O, quantomeno, di metterla in dubbio.
Come tutti i gialli che si rispettano, anche quello sulla fine del Duce riserva il suo ennesimo colpo di scena quando e dove meno te l’aspetti, dopo 62 anni di versioni differenti e contrastanti e in un’aula di giustizia. Un colpo di scena degno di nota, in quanto registrato ieri mattina durante la discussione davanti al gip, nel corso dell’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione. Lo stesso pubblico ministero Maria Vittoria Isella, nelle sue conclusioni, ammette infatti che la tesi della fucilazione in mezzo alla strada a Giulino di Mezzegra (finora quella più accreditata e storicamente accettata) è «balisticamente» meno convincente rispetto a quella degli spari durante il sonno. E questo sulla base delle risultanze dell’autopsia sul corpo del Duce. Due gli elementi che fanno ritenere la tesi della morte nella stanza di casa De Maria più realistica: il primo riguarda il rigor mortis, più compatibile con il decesso avvenuto nel cuore della notte, piuttosto che di giorno; il secondo gli accertamenti balistici, compatibili con spari esplosi all’indirizzo di un corpo supino.
Si tratta di una novità non di poco conto, dal punto di vista storico. Ma lo stesso pubblico ministero, pur sottolineando questo aspetto, chiarisce subito che la materia non può essere considerata di competenza della magistratura. Insomma: se approfondimenti devono essere fatti, che siano compiuti dagli storici. E non dalla giustizia. Il motivo, spiega il magistrato, è squisitamente giuridico. A giudizio del pm, infatti, a dispetto dei dubbi e dei misteri tuttora esistenti sulla morte di Benito Mussolini, l’eventuale reato è già estinto. Quindi il fascicolo non avrebbe alcun senso di esistere. Due le ipotesi prese in considerazione dal pubblico ministero, Maria Vittoria Isella: il Duce e la sua compagna uccisi dai partigiani dopo un processo sommario e ancora il duce e la sua compagna uccisi da poche persone nel cuore della notte. Nel primo caso si tratterebbe di un omicidio politico, per il quale nel 1946 l’allora ministro alla Giustizia, Togliatti, concesse l’amnistia. Nel secondo caso si tratterebbe di un omicidio semplice, e non premeditato, quindi già prescritto.
Ma l’avvocato Luciano Randazzo, legale di Guido Mussolini, il nipote del Duce dal quale nasce il fascicolo d’indagine sul quale la Procura chiede l’archiviazione, è di ben altro avviso. A suo giudizio si tratta o di un delitto premeditato, e il blitz notturno nella camera da letto con relativo depistaggio ne sarebbe una dimostrazione, oppure di un delitto contro un capo di Stato, quindi – in entrambi i casi – delitti tuttora perseguibili dalla legge.
L’udienza, che si è svolta a porte chiuse in un’aula circondata dalla curiosità di presunti supertestimoni, cronisti, nostalgici e reduci della Repubblica di Salò, è durata il tempo di qualche botta e risposta.
A questo punto la parola passa al giudice delle indagini preliminari Nicoletta Cremona, la quale – come vuole la prassi – si è presa alcuni giorni per rileggersi il fascicolo e per prendere la sua decisione: archiviazione oppure supplemento d’inchiesta. Un’ipotesi, quest’ultima, che – almeno stando alle tesi del nipote del Duce – potrebbe aprire scenari da intrigo internazionale. A 62 anni il mistero è più impenetrabile che mai. Il caso non è chiuso.

Paolo Moretti
Corriere di Come On Line Venerdì 28-09-2007 15:03

«I partigiani non c’entrano, sono stati gli inglesi»
LA TESI DELL’AVVOCATO

Il fumo della sigaretta sembra indicare la scritta «Giustizia», che campeggia sopra l’ingresso del palazzo di largo Spallino. Luciano Randazzo, avvocato, scruta il cielo: «Ma piove ancora’ Sarà meglio chiamare un taxi». Poi si volta verso il collega Carlo Morganti: «Mi sembra sia andata bene. Vero’». Nuova fumata verso l’alto.
D’accordo, avvocato, sarà anche andata bene. Tutto sommato la Procura giudica convincente la tesi dell’uccisione nel cuore della notte. Ma questa è roba per storici: come la mettiamo con prescrizione e amnistia’
«Non c’è prescrizione né amnistia. Perché non si tratta di un delitto politico, bensì di un omicidio premeditato commesso da potenze straniere nei confronti di un capo di Stato».
Potenze straniere’
«Certo che sì. Mussolini è stato ucciso dagli inglesi. E il motivo è legato al famoso carteggio tra il Duce e Churchill».
Secondo voi, la condanna a morte è stata decisa a Londra e non dai comitati di liberazione nazionale’
«Guardi, non lo diciamo noi. Lo dicono i documenti. Abbiamo la certezza dell’esistenza di una lettera datata 1944, conservata nell’archivio di Stato britannico, nella quale un alto rappresentante del governo inglese inserito nel comitato di liberazione dell’Alta Italia propone a Churchill in persona l’uccisione di Mussolini. Si tratta di un documento importante perché proverebbe che l’omicidio del duce era premeditato».
La storia parla di un interessamento degli inglesi alla valigetta in cui Mussolini si dice conservasse dossier su tutti i personaggi di spicco, italiani ed esteri. Tra i vari documenti che viaggiavano con il Duce vi sarebbe stato anche il famoso carteggio con lo stesso Churchill. Quando Mussolini lasciò Villa Feltrinelli, sul Lago di Garda, questa venne perquisita dagli inglesi e fu stilato un lungo elenco dei documenti trovati. Rapporto conservato a Londra, proprio all’archivio di Stato. Lei pensa che cercassero quel carteggio’
«Certamente. Ed è per quel carteggio che decisero di uccidere il Duce».
E la tesi della fucilazione’
«Guardi, la storia di Giulino è un falso storico. I partigiani intervengono solo quando Mussolini è già morto, per portarlo a piazzale Loreto».
Luciano Randazzo spegne la sua sigaretta e si allontana. Promettendo nuovi colpi di scena. Come quelli con i quali aveva tentato di far convocare come testimoni, in aula, nientemeno che il presidente Giorgio Napolitano, il ministro Massimo D’Alema e il senatore Armando Cossutta. Richiesta respinta. Colpo di scena rimandato.

Paolo Moretti
Venerdì 28-09-2007 16:35

«La verità è nel rapporto di Togliatti»
LA FINE DI MUSSOLINI

(e.c.) «La verità sulla morte di Mussolini? Va cercata negli archivi storici inglesi». Luciano Randazzo, avvocato del nipote del Duce, Guido Mussolini, parla di certezze e non ipotesi. Lo fa riferendosi a due documenti diversi, finora mai venuti alla luce. «Il primo è certamente conservato nell’archivio storico britannico – ribadisce Randazzo – Si tratta di una lettera risalente al 1944 nella quale un esponente del governo inglese inserito nel Comitato di Liberazione del Nord Italia illustra chiaramente al primo ministro, Winston Churchill, il piano per uccidere il Duce. La rilevanza di questa lettera è chiara, ed è per questo che abbiamo chiesto alla Procura di acquisirla». Ma, a detta dell’avvocato di Guido Mussolini, un altro documento potrebbe gettare nuova luce sui giorni dell’aprile 1945. «Esiste un secondo documento – afferma Randazzo – un rapporto segreto inviato da Palmiro Togliatti a Stalin contenente la verità sull’uccisione di Benito Mussolini. Quel documento si trova ancora all’Istituto Gramsci di Roma, ma finora è stato reso inaccessibile a chiunque ne abbia fatto richiesta». Anche di questo rapporto segreto, i legali del nipote del Duce hanno chiesto l’acquisizione da parte della Procura della Repubblica. Una risposta definitiva in senso assoluto, comunque, potrebbe arrivare già lunedì prossimo, quando il giudice per le indagini preliminari, Nicoletta Cremona, deciderà se archiviare oppure no la pratica. Sul fronte più propriamente storico, i pareri sulle “novità” emerse in questi giorni sono discordi. Due in particolare i punti analizzati dagli esperti: la tesi della mano inglese nell’uccisione del Duce e l’orario stesso dell’esecuzione, che la stessa Procura ha collocato più verosimilmente la mattina del 28 aprile 1945 rispetto all’orario della storica “ufficiale”, le 16.10 dello stesso giorno. Luciano Garibaldi, giornalista e storico nonché convinto sostenitore della pista inglese – come recita il titolo di un suo fortunato libro – ha accolto con favore le valutazioni della Procura di Como. «La tesi che Mussolini sia stato ucciso la mattina del 28 aprile 1945 e non nel pomeriggio trova due riscontri importanti. Innanzitutto nella prima autopsia compiuta sul corpo di Mussolini, e poi negli ulteriori approfondimenti su quell’esame. Le risultanze sul “rigor mortis” e il fatto che nello stomaco di Mussolini non siano state rinvenute tracce di pasti consumati prima di morire inducono a pensare che il Duce sia stato ucciso prima delle 4 del pomeriggio». Garibaldi, inoltre, ribadisce la sua convinzione sull’intervento di agenti inglesi per l’esecuzione di Mussolini. «Gli inglesi – sostiene Garibaldi – volevano impedire che fossero gli americani a interrogare Mussolini, che avrebbe potuto svelare così l’accordo segreto stretto con il premier inglese per convincere Hitler a combattere tutti assieme contro la Russia sovietica». Sull’esistenza dei documenti inediti negli archivi di Londra, però, Garibaldi è scettico. «Credo che siano certamente esistiti, ma siano anche stati subito distrutti per evitare che trapelassero. Più probabile, invece, che qualche rapporto del Pci sia effettivamente ancora nascosto negli archivi degli ex comunisti». Lo storico comasco Giorgio Cavalleri condivide lo scetticismo sull’esistenza di documenti inediti, anche se non nega la possibile esistenza di tracce del famoso carteggio Churchill-Mussolini. «Qualche lettera della corrispondenza tra i due può sicuramente esistere, ma potrebbero essere missive antecedenti il periodo della Seconda guerra mondiale, quando Churchill era già un politico inglese importante ma non certo con il potere degli anni successivi». Ciò che Cavalleri non condivide è la tesi sulla pista inglese. «Non credo proprio a soluzioni radicalmente diverse da quelle tramandate negli anni. In coscienza ho sempre pensato che a uccidere Mussolini sia stato Michele Moretti, “Pietro”, che pure non ha mai rivelato nulla ufficialmente».

Corriere di Como On Line Sabato 29-09-2007 15:04

Un commento su “Esecuzione Mussolini-Petacci: prossima la decisione del Gip”

  1. fu un’esecuzione piu’ che giusta
    grande e’ l’esecutore che con vero spirito patriottico e senso del dovere compi’ l’esecuzione

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